\paperw8895 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Dopo una prima fortunata scorreria del capo Tarif, spintosi fino ad Algeciras (710), segu∞, nellÆaprile 711, lo sbarco di alcune
migliaia di soldati, in gran parte Berberi sotto il capo Tariq Ibn Ziyad: vincitori del re Rodrigo a Guadalete (luglio 711), poco dopo padroni di Toledo, essi occuparono rapidamente il paese e, trasformando la scorreria in conquista stabile (nel 713 il
califfo di Damasco fu proclamato, in Toledo, sovrano della regione occupata), dettero inizio alla dominazione araba in Spagna, destinata a durare, sia pure man mano su territori pi∙ limitati, fino al 1492. I conquistatori, chiamati poi dagli Spagnoli i
\i Mori\i0 e anche, pi∙ tardi, con significato spregiativo, \i Moriscos\i0 , erano in parte arabi veri e propri (nel preciso significato etnico della parola) e in parte molto maggiore popolazioni berbere, talune delle quali giα arabizzate. Essi furono ac
colti assai bene dalla popolazione indigena, insofferente dellÆesoso fiscalismo visigotico; la larga tolleranza religiosa agevol≥ il loro compito ed essi, occupata la penisola ad eccezione della regione asturiana, poterono varcare i Pirenei e dilagare ne
lla Francia, trovando per≥ un ostacolo insormontabile nei Franchi di Carlo Martelli (battaglia di Poitiers del 732). Dissidi violentissimi scoppiarono invece, tra il 732 e il 756, fra gli stessi invasori: la rivolta dei Berberi, malcontenti di aver avuto
, nella divisione dei territori, le regioni pi∙ povere (Galizia, Asturia, Le≤n), repressa nel sangue, provoc≥ lÆemigrazione di costoro verso il sud. La linea di frontiera della Spagna musulmana, che aveva raggiunto la massima espansione al tempo di æOqba
(734-40), divenne cos∞ una linea che toccava Coimbra, Coria, Talavera, Toledo, Guadalajara, Tuleda e Pamplona e, nei Pirenei centrali, non oltrepassava AlquΘzar (Sobrarbe), Roda (Ribagorza), Ager (Pallßs), lasciando fuori le regioni nord-occidentali del
la Penisola Iberica. La crisi tuttavia non ebbe seri contraccolpi per lÆavvento dellÆomayyade æAbd ar-Rahman I, che, fattosi riconoscere (756) emiro di Cordova, organizz≥ saldamente il paese, sottraendolo di fatto alla sovranitα del califfo di Baghdad. L
e gravissime crisi che successivamente lo sconvolsero (rivolta di ôrinnegatiö, cioΦ di cattolici convertiti alla religione musulmana, e di cattolici contro i \i fuqaha\i0 Æ o giureconsulti assai potenti; attrazione sui cattolici sudditi dei Mori esercita
ta dai minuscoli stati cristiani salvatisi dallÆinvasione; insurrezioni di nobili Arabi e ôrinnegatiö; scorrerie dei Normanni iniziatesi nellÆ844; e ancora, la lotta fra Berberi e Arabi) non riuscirono a spezzare lo stato da lui creato, che resistette pe
r due secoli e mezzo, fino al 1031. Dopo un periodo di quasi generale anarchia allÆinizio del 9░ secolo, lÆunitα fu salvata da æAbd ar-Rahman III, il pi∙ grande degli Omayyadi spagnoli (912-61), che, a Cordova nel 929, assunse addirittura il titolo di ca
liffo. Fu, questa del califfato, lÆepoca pi∙ splendida della Spagna musulmana: fior∞ una grande civiltα, mirabile per lo sviluppo economico (agricolo, ma anche industriale), fastosa per splendide costruzioni, per il tono culturale; lÆapice della potenza
politica fu toccato, sotto il califfato di Hisham II (976-1008), con al-Mansur, grande generale, che invase il regno di Le≤n e conquist≥ Barcellona, giungendo nel 997 fino a Santiago de Compostela. Morto al-Mansur (1002), una spaventosa anarchia (lotte c
ivili e razziali, rivolgimenti sociali a sfondo religioso, ecc.) sconvolse il califfato, che fin∞ con lÆessere travolto (1031); al suo posto sorsero i cosiddetti regni di Taifas, ossia vari staterelli governati da potenti famiglie, che giunsero ad essere
pi∙ di venti (i pi∙ importanti furono quelli di Saragozza, Valencia, Badajoz, Malaga, Almeria, Granada, Siviglia).
